Un Gallo Nero in campo oro viene scelto come simbolo dalla Lega del Chianti

L’immagine del Gallo Nero è da secoli collegata al territorio di produzione del vino Chianti Classico, addirittura dal quattordicesimo secolo.

Il legame del Gallo Nero con il territorio ha un’origine molto antica: un Gallo Nero su sfondo oro fu infatti scelto come emblema della Lega del Chianti, un’istituzione politico-militare creata dalla Repubblica di Firenze per il controllo del territorio del Chianti alla fine del 1300.

Da allora, questo fiero animale, che deve aver davvero, almeno per un certo periodo, popolato le dolci colline vitate del Chianti, diventa il simbolo di questo territorio.

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Il primo documento notarile in cui appare il nome Chianti

Una storia secolare e di continua evoluzione, quella del Chianti (oggi Chianti Classico): una terra civilizzata fin dai tempi degli Etruschi, contesa tra Firenze e Siena per buona parte del Medioevo, per poi diventare in epoca moderna regione indissolubilmente legata al vino di sua produzione. Già nel 1398 il nome “Chianti” riferito al vino appare in un documento ufficiale.

La storia del vino Chianti Classico è da sempre intimamente connessa a quella del suo territorio di produzione: il Chianti, una terra di antiche tradizioni, civilizzata in tempi remoti, prima dagli Etruschi – di cui esistono varie testimonianze, anche legate al mondo del vino – e poi dai Romani.

In epoca medioevale il Chianti fu terra di continue e aspre battaglie fra le città di Firenze e di Siena e, in quel periodo, nacquero villaggi e badie, castelli e roccaforti, trasformati successivamente in ville e residenze quando i tempi si fecero più tranquilli. Fu allora che si svilupparono maggiormente le colture della vite e dell’olivo, che acquistarono progressivamente sempre più importanza economica e fama internazionale.

Risale al 1398 il primo documento notarile in cui il nome Chianti appare riferito al vino prodotto in questa zona. Il Chianti, oggi Chianti Classico, come vino, è menzionato come tale anche in una lettera del 1404 dal proprietario di Vignamaggio al mercante Datini. Documenti del 1427 riportano che nel Chianti si era affermato, per la sua qualità, il vino rosso.

Nel XVI secolo il vino di questo territorio iniziò a essere consumato anche dai Papi, come ad esempio da Papa Paolo III, su consiglio di Sante Lancerio, storico e geografo, ma soprattutto suo bottigliere personale.

Già nel 600 le esportazioni di vino del Chianti per l’Inghilterra non erano più un fatto occasionale e, a partire dal 700, con la rinascita agraria della Toscana, la mezzadria divenne il principale sistema agricolo del Chianti: risalgono a quel periodo gran parte delle case coloniche e delle sistemazioni poderali ancora oggi esistenti.

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Il Gallo Nero compare a Palazzo Vecchio, in un dipinto di Giorgio Vasari

Giorgio Vasari dipinge l’Allegoria del Chianti in una formella del Salone de’ Cinquecento in Palazzo Vecchio. Nel dipinto, il Gallo Nero viene scelto dall’artista come simbolo del Chianti.

Il Gallo Nero lo ritroviamo dipinto da Giorgio Vasari in uno dei 42 riquadri che contraddistinguono il magnifico soffitto a cassettoni del Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio a Firenze: la formella che rappresenta appunto l’Allegoria del Chianti.
Il pittore stesso così spiega la sua opera: “Quello, Signore, è il Chianti, con il fiume della Pesa e dell’Elsa, con i corni pieni di frutti, ed hanno a’ piedi un Bacco di età più matura per i vini eccellenti di quel paese; e nel lontano ho ritratto la Castellina, Radda e il Brolio, con le insigne loro; e l’arme nello scudo tenuta da quel giovane, che rappresenta Chianti, è un gallo nero in campo giallo.”
(Ragionamenti del Signor Giorgio Vasari sopra le invenzioni da lui dipinte in Firenze nel Palazzo Vecchio, con Francesco Medici allora Principe di Firenze, edizione del 1823).

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Il Granduca di Toscana Cosimo III fissa i confini della zona di produzione del vino Chianti

Una pietra miliare per il Chianti (oggi Chianti Classico), che ottiene il riconoscimento ufficiale di vino prodotto esclusivamente in un’area circoscritta e delimitata, in modo da poterlo tutelare e proteggere contro le frodi già esistenti a quel tempo.

Era il 1716 quando il Granduca di Toscana Cosimo III fissò i confini della zona di produzione del Chianti, oggi Chianti Classico, area compresa fra le città di Firenze e Siena in cui nasceva l’omonimo vino, che già allora riscuoteva grandi apprezzamenti.

Il legame indissolubile fra vino e territorio viene sancito così da un bando, volto a determinare ope legis quale prodotto potesse fregiarsi dell’ormai famoso nome Chianti, stabilendo quanto segue: “per il Chianti è restato determinato e sia. Dallo Spedaluzzo fino a Greve; di lì a Panzano, con tutta la Podesteria di Radda, che contiene tre terzi, cioè Radda, Gajole e Castellina, arrivando fino al confine dello Stato di Siena”.

Ma l’opera del legislatore non si limitò a questo: Cosimo emanò infatti anche un altro bando che, sempre nello stesso anno, istituiva una congregazione di vigilanza sulla produzione, sulla spedizione, sul controllo contro le frodi e sul commercio dei vini. Già all’epoca era infatti dilagante il fenomeno della contraffazione del vino Chianti destinato all’esportazione, soprattutto verso l’Inghilterra. Una sorta di Consorzio di tutela ante litteram.

E’ per questo che il 1716 è e rimarrà per sempre una data di fondamentale rilevanza per il vino Chianti Classico: oggi si trova all’interno del marchio del Gallo Nero che contraddistingue tutti i vini a denominazione.

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La prima ricetta del Barone di Ferro per il vino Chianti

È giunto il momento per una classificazione ufficiale, l’importanza del prodotto a livello commerciale non consente più un semplice riconoscimento legato al territorio. Ed è nientedimeno che il Barone Ricasoli a farlo, creando il primo blend, con il Sangiovese protagonista.

Nel corso dell’800 la produzione di vino nel territorio del Chianti non poteva più rimanere legata unicamente ad un fattore locale e artigianale, la sua incidenza nei rapporti commerciali ormai ne aveva resa necessaria una classificazione, sia per poterne trattare lo scambio, sia per poterlo offrire e presentare ai consumatori.

Alla metà del secolo, il Barone Bettino Ricasoli lega indissolubilmente il suo nome al famoso vino prodotto in questa zona. Il più importante risultato, frutto delle sue esperienze, fu l’aver cercato e trovato la giusta mescolanza di varietà di uve per produrre quel vino di alta qualità.

Nel 1872 Ricasoli scrive “… mi confermai nei risultati già ottenuti nelle prime esperienze, cioè che il vino (Chianti) riceve dal Sangioveto la dose principale del suo profumo (a cui io miro particolarmente) e una certa vigoria di sensazione; dal canajolo l’amabilità che tempera la durezza del primo, senza togliergli niente del suo profumo per esserne pur esso dotato; la malvagia, della quale si potrebbe fare a meno per i vini destinati all’invecchiamento, tende a diluire il prodotto delle due prime uve, ne accresce il sapore e lo rende più leggero e più prontamente adoperabile all’uso della tavola quotidiana”. Nasce così la prima “ricetta” del vino Chianti, che mette in evidenza la centralità del Sangiovese, il vitigno principe della zona.

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Nasce il Consorzio: il simbolo scelto è il Gallo Nero

Nei primi anni del Novecento la produzione non riesce a soddisfare la domanda crescente ed è così che si inzia a produrre vino “Chianti” o “all’uso del Chianti” fuori dalla zona originale. Per questo 33 produttori si riuniscono a Radda e fondano il Consorzio in difesa del proprio vino: sarà il primo in Italia nel suo genere.

All’inizio del XX secolo, a fronte di una crescita continua della notorietà del vino Chianti, il territorio di produzione non riusciva più a soddisfare la crescente richiesta del mercato; si iniziò pertanto a produrre vino anche al di fuori della zona del Chianti delimitata nel 1716, chiamandolo ugualmente “Chianti” o “vino prodotto all’uso del Chianti”.

Ne scaturì l’esigenza di proteggere e tutelare il territorio vinicolo già delimitato nel 1716 e il vino oggi Chianti Classico in esso prodotto: con questo obiettivo, 33 viticoltori della zona decisero di associarsi. Il 14 maggio del 1924 nasce a Radda il Consorzio per la Difesa del Vino Chianti e della sua Marca di Origine, il primo consorzio di produttori vitivinicoli fondato in Italia.

Da subito gli associati scelgono, con grande lungimiranza, un’immagine che li possa rappresentare in Italia ed all’estero, il Gallo Nero, storico simbolo dell’antica Lega Militare del Chianti.

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Nasce il Consorzio, il simbolo scelto è il Gallo Nero

Dopo vari secoli, nel 1924, è proprio un Gallo Nero il simbolo scelto per rappresentare una nuova e pionieristica forma associativa: il più antico Consorzio di produttori viti-vinicoli fondato in Italia. È il Consorzio “per la difesa del vino tipico del Chianti e della sua marca di origine”, oggi diventato Consorzio Vino Chianti Classico.

Da quel momento il Gallo Nero, con la sua strana leggenda che lo rende artefice della vittoria di Firenze su Siena, proprio nella conquista del prezioso territorio chiantigiano, diventa il simbolo dell’eccellenza dei vini prodotti in questo particolare lembo di Toscana. Un territorio già delimitato nel 1716 dal Bando di Cosimo III de’ Medici, in quanto particolarmente vocato per la produzione di vini di grande qualità.

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Viene aggiunto il suffisso “Classico” al Chianti prodotto nel territorio di origine

Dopo anni di battaglie amministrative e legali, al vino prodotto nel territorio individuato da Cosimo III, viene finalmente riconosciuto uno status esclusivo e per distinguerlo dagli altri vini Chianti prodotti al di fuori del territorio delimitato nel 1716, gli viene assegnato l’appellativo di “Classico".

Dal 1924 al 1967, il Consorzio deve sostenere lunghe e difficili battaglie amministrative e legali per ottenere il riconoscimento esclusivo, ovvero che i vini provenienti dal territorio del Chianti venissero distinti dagli altri vini prodotti in altre zone della Toscana.

Un primo risultato si ottiene nel 1932, quando un decreto ministeriale individua sette distinte zone di produzione del vino Chianti: a quello prodotto nei confini geografici del Chianti viene concesso di utilizzare l’aggettivo “Classico” per potersi distinguere dagli altri, riconoscendone la territorialità, l’originalità, l’autenticità e la primogenitura, ben prima dell’introduzione del sistema delle denominazioni di origine.

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Il Chianti Classico ottiene la DOCG, Denominazione di Origine Controllata e Garantita

Dopo aver ricevuto, nel 1967, la DOC (Denominazione di Origine Controllata), il Chianti Classico ottiene nel 1984 la DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita), il riconoscimento più alto per i vini italiani di qualità, divenendo di fatto, un prodotto di eccellenza del mondo del vino, a livello nazionale e internazionale.

Il Chianti Classico diventa una DOCG autonoma

Il percorso della denominazione prosegue il suo cammino fino al pieno riconoscimento del Chianti Classico come DOCG indipendente. Da questo momento il Chianti Classico ha un proprio disciplinare, diverso da quello del Chianti.

Ma i produttori di Chianti Classico non rinunciano a combattere per vedere riconosciuta l’originalità ed esclusività dei propri vini e, a conclusione di un iter durato settanta anni, con il decreto del 5 agosto 1996 il Chianti Classico diviene finalmente una DOCG autonoma, con un disciplinare di produzione distinto da quello del vino Chianti.

Da allora, Chianti e Chianti Classico sono due diverse denominazioni, con differenti disciplinari e zone di produzione separate.

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L’utilizzo di uve Sangiovese in purezza è autorizzato dal disciplinare di produzione

Un altro passaggio che si inserisce nel processo di evoluzione qualitativa del Chianti Classico: al Sangiovese viene riconosciuta la centralità di vitigno principe del territorio, con la possibilità di creare vini con uve Sangiovese al 100%.

Il vino Chianti Classico ha visto nell’ultimo quarto di secolo crescere sempre di più la sua notorietà sia in Italia che all’estero. Oggi infatti viene distribuito in oltre 130 paesi del mondo.

Questo è il risultato di un’attenta e accurata gestione della denominazione e del territorio di produzione che ha portato, fra le altre cose, ad un costante miglioramento qualitativo dei vini del Gallo Nero.

In questo quadro vanno inserite le varie modifiche apportate al disciplinare di produzione del Chianti Classico nel corso del tempo. Nelle varie stesure, sono infatti cambiate sia le regole di gestione del vigneto che di produzione del vino, come ad esempio la densità di impianto, le rese ad ettaro (oggi la più bassa nel panorama delle DOCG italiane), e in primis, l’uvaggio.

In particolare, a riconoscimento della centralità del Sangiovese nel Chianti Classico, già a partire dal 1996 è stato autorizzato l’utilizzo del vitigno in purezza.

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I Consorzi si riuniscono: il Gallo Nero diventa il simbolo di tutti i vini Chianti Classico

Nel 2005 l’emblema del Gallo Nero cessa di essere un marchio collettivo d’impresa (marchio di un Consorzio) e diventa il simbolo che rappresenta tutti i vini della denominazione Chianti Classico. Il marchio viene inserito in Fascetta di Stato.

Il marchio del Gallo Nero segue, nel corso degli anni, la storia del Consorzio e, come tale, vede vari restyling fino al 2005, quando l’effigie del Gallo Nero da emblema del Consorzio diventa simbolo univoco di tutto il vino Chianti Classico e viene per questo inserito nel contrassegno di Stato applicato su tutte le bottiglie a denominazione.
Da allora il marchio del Gallo Nero diventa sempre più importante nella comunicazione e nella valorizzazione della DOCG Chianti Classico.

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Il Gallo Nero diventa il marchio della denominazione Chianti Classico

Il Gallo Nero diventa il simbolo ufficiale del vino Chianti Classico. Dopo essere stato per quasi un secolo l’icona scelta dal Consorzio, dal 2005 campeggia anche su ogni bottiglia della denominazione (sul collo o sul retro). Da allora si può affermare con certezza che se non c’è il Gallo Nero, non è un Chianti Classico.

Divieto di utilizzo di uve a bacca bianca per il Chianti Classico

Solo uve a bacca rossa per il Chianti Classico. Cambia il disciplinare e ogni Chianti Classico deve essere prodotto con una percentuale minima di Sangiovese all’80% e il restante 20% di vitigni autoctoni autorizzati e/o internazionali. La 2006 sarà la prima annata senza uve bianche.

Introdotto il divieto di produrre vino Chianti nel territorio del Chianti Classico

L’opera di differenziazione tra il vino Chianti Classico e il Chianti prosegue. Non solo due denominazioni con due disciplinari distinti, ma due vini che sono prodotti in territori diversi: il vino prodotto nel territorio originale delimitato da Cosimo III è sempre e solo Chianti Classico.

Il marchio del Gallo Nero è oggetto di una rivisitazione grafica

Il marchio viene sottoposto a un intervento di rivisitazione grafica, per renderlo più moderno e riconoscibile. Non è più inserito in Fascetta di Stato, ma deve essere obbligatoriamente presente sulla bottiglia, in posizione frontale, sul collo, oppure in retro-etichetta. Da questo momento se non c’è il Gallo Nero sulla bottiglia, non è un Chianti Classico.

Nel 2013 è il marchio oggetto di una ulteriore rivisitazione grafica che lo rende ancora più visibile e riconoscibile. Non si trova più in Fascetta di Stato, ma è presente obbligatoriamente su ogni bottiglia di Chianti Classico con una doppia possibilità di collocazione: o in posizione frontale, sul collo, o in retro-etichetta. La scelta del Gallo Nero, nel lontano 1924, fu una delle intuizioni più felici dei viticoltori chiantigiani, in quanto ha contribuito a convertire, nel corso degli anni, la loro grande determinazione per difendere e promuovere il vino e il territorio, in un successo di immagine, trasformando un simbolo leggendario in un marchio carismatico e vincente, conosciuto in tutto il mondo.

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Nuove modifiche al disciplinare di produzione: nasce la Gran Selezione

È l’ultimo grande passo nel percorso di innalzamento qualitativo del vino Chianti Classico. Nasce la Gran Selezione, la nuova tipologia di Chianti Classico, con l’obiettivo di stratificare verso l’alto l’offerta enologica del territorio.

L’ultima importante modifica alle regole di produzione del Chianti Classico risale al 2013 ed è stata definita un vero e proprio riassetto della denominazione. Fra le novità più eclatanti l’introduzione di una nuova tipologia, la Gran Selezione, ad affiancare le già esistenti Annata e Riserva, ponendosi al vertice della piramide qualitativa dei vini del Gallo Nero.

Ma la storia del Chianti Classico non si ferma qui. Gli organi decisionali del Consorzio stanno infatti già lavorando a nuovi progetti, che porteranno a breve un’ulteriore valorizzazione della denominazione nell’ottica di esaltare sempre di più quel binomio vino-territorio che, come la storia ci ha dimostrato, è un asset fondamentale per i vini del Gallo Nero.

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