Ricerca scientifica
Il progetto Chianti Classico 2000
Il progetto Chianti Classico 2000 nasce verso la fine degli anni Ottanta dall’esigenza di rispondere al bisogno di rinnovamento della viticoltura nell’area di produzione del Chianti Classico, attraverso uno studio delle tecniche agronomiche e del materiale vegetale per ottenere nuove e preziose informazioni per il reimpianto dei vigneti.
Elaborato dal Consorzio Vino Chianti Classico ha ottenuto anche il riconoscimento della Comunità Europea che lo ha in parte finanziato. Il progetto è stato portato avanti anche attraverso la collaborazione delle Università di Firenze e di Pisa. Ha avuto una durata di 16 anni suddivisi in tre cicli, durante i quali si è provveduto alle verifiche e ai controlli sul campo e successivamente alla raccolta ed elaborazione dei dati per giungere infine alla pubblicazione e divulgazione dei risultati.
Per la ricerca viticola sono stati impiantati 16 vigneti sperimentali con una superficie complessiva di 25 ettari, mentre per la ricerca enologica sono state allestite 5 cantine per vinificare ogni singola tesi sperimentale; contemporaneamente sono state installate 10 stazioni agrometeorologiche nelle zone più significative del territorio sotto il profilo climatico.
Nell’ambito del progetto sono state individuate e verificate sul campo sei tematiche fondamentali per la realizzazione di una moderna viticoltura.
- La prima delle sei tematiche oggetto di studio ha avuto lo scopo di verificare il comportamento agronomico ed il valore enologico di alcuni cloni omologati di alcuni vitigni a bacca nera (Sangiovese, Canaiolo, Colorino e Malvasia Nera) già in uso sul territorio e compresi nell’uvaggio del Chianti Classico.
- La seconda ha indagato sulle caratteristiche di una serie di portinnesti, sia quelli attualmente più utilizzati, in quanto ritenuti più adatti all’ambiente pedoclimatico chiantigiano, che quelli mai sperimentati nel territorio del Chianti.
- La terza ha studiato la densità di piantagione più idonea in relazione all’ambiente e al livello produttivo desiderato. Si è trattato, in pratica, di determinare con metodologie sperimentali il rapporto tra le densità di piantagione e il comportamento vegeto-produttivo del vigneto con particolare riferimento alla qualità delle uve e del vino.
- La quarta tematica si è occupata delle forme di allevamento allo scopo di conoscere l’incidenza delle stesse sulla qualità delle uve e dei vini prodotti, prendendo anche in considerazione la necessità di ridurre i costi della potatura manuale.
- La quinta ha approfondito le tecniche di gestione del suolo da adottare nel vigneto con lo scopo di valutare la possibilità di attuare l’inerbimento controllato per migliorare la gestione del vigneto e nello stesso tempo contribuire anche alla difesa dell’ambiente, limitando il fenomeno dell’erosione.
- La sesta ha avuto come oggetto la selezione clonale dei principali vitigni utilizzati nella produzione del Chianti Classico (Sangiovese, Canaiolo e Colorino).
E’ stato così possibile individuare 239 presunti cloni fra i quali sono stati selezionati 24 cloni di Sangiovese, 8 di Canaiolo e 2 di Colorino che, risultati esenti dalle principali malattie virali, sono stati poi sottoposti ad ulteriori controlli tecnologici. Al termine del periodo di sperimentazione si è giunti all’omologazione di sette nuovi cloni di Sangiovese e di uno di Colorino, e alla relativa iscrizione nel Registro nazionale delle varietà di vite con la sigla “Chianti Classico 2000” (CCL 2000).